Proprio l'altro giorno stavo parlando con un amico di quanto il panorama musicale italiano sia triste e desolato.
Premetto che io di musica italiana ci capisco poco un cazzo, riconosco che abbiamo avuto e abbiamo artisti del calibro di De Andrè e Guccini ad esempio. Mi sono sempre ripetuta che prima o poi avrei iniziato ad ascoltarli. Non l'ho mai fatto però.
C'è chi dice che la mia è una lacuna enorme. Io penso che a certe mete bisogna semplicemente arrivarci compiendo un certo percorso.
Beh, dopo la conversazione avuta con questo mio amico me ne sono andata a letto con la sensazione di aver "dimenticato qualcosa" un po' come la signora Mc Callister poco prima di accorgersi che aveva dimenticato Kevin a casa.
Nel dormiveglia l'illuminazione.
"I Baustelle cazzo, i Baustelle!"
Ricordo perfettamente il nostro primo incontro.
Era fine luglio dello scorso anno, faceva un caldo boia e io tornavo dalla piscina di Mendrisio con un gruppo di amici.
Guardavo curiosa la Svizzera che mi scorreva sotto gli occhi dal finestrino della macchina. Pelle arrossata e dolorante, gli occhi che mi bruciavano per il cloro.
Maledivo me e la crema solare che mi dimenticavo sempre di mettere però ero felice, felice per la prima volta dopo tanto tempo.
Ancora non mi rendevo conto che avevo tutta una vita da ricostruire. Che prima o poi sarebbe arrivato l'autunno. Che all'autunno sarebbe seguito l'inverno.
Ad un certo punto sentii questa canzone che mi piacque fin da subito. Era "Charlie fa surf".
Arrivata a casa andai su You Tube e mi misi a cercare tutte le canzoni del gruppo.
Non mi dissero niente, assolutamente niente.
Loro stavano lì fuori di me. Ne riconoscevo il valore ma non risvegliavano in me nessuna emozione. I testi li trovovo troppo complessi, troppo astratti.
Poi in questi giorni mi è tornata in mente "Charlie fu surf" e ho ricominciato ad ascoltarli.
E non so neanche io come, ma quelle stesse canzoni che non mi trasmettevano nulla m'hanno aperto un mondo davanti.
La morte non esiste più
non parla più
non vende più
mio folle amore.
La vita non uccide più
i nostri baci
i nostri sogni
e le parole.
Il tempo non le imbianca più
e non si seccano
a lasciarle stese al sole.
Stringimi le mani,
non è niente,
che la guerra passerà.
A quanto pare non siamo messi poi così male.