giovedì 21 febbraio 2013

Perché qualche sano film non fa mai male

Visto il mio stato emotivo di questi giorni e visto che non c'ho un cazzo da fare, ho pensato bene di mettermi a guardare qualche film carino e divertente  giusto per distrarmi un po'.
Il primo che ho visto è stato "Melancholia" di Von Trier.
L'incipiti in slow-motion che ha in sottofondo le musiche del "Tristano e Isotta" di Wagner si apre con un primo piano Kirsten Dunst che sembra strafatta di ero mentre intorno a lei cadono degli uccelli.
Morti.
O almeno credo che siano morti altrimenti volerebbero.
Magari sono semplicemente svenuti.
Poi ci sono dei cavalli che crollano sulle loro zampe posteriori. Due pianeti (almeno all'inizio sembrano due pianeti) che si scontrano.
Si, insomma, una gran botta di vita.
Tema principale del film è la depressione. E te pareva.
Ciò non toglie che è un film con i controcoglioni e che il regista non ce la fa più.
D'altra parte però cosa ci si poteva aspettare da uno che al festival di Cannes s'è dichiarato nazista e che si è fatto aggiungere il Von al cognome come simbolo di regalità?
Il vero problema però è che Von Trier è un maestro nel descrivere la depressione e lo fa così bene, ma così bene che te la fa venire pure.
Che voglio dire, tanto di cappello, non è mica da tutti, però come si fa se con il dvd non ti danno in allegato anche un po' di prozac?

Lo sguardo felice di Kirsten Dunst in "Melancholia"

Come secondo film ho scelto qualcosa di più leggerino e dai toni più brillanti, "Shopgirl".
Chi l'ha visto sa con assoluta certezza che non né un film leggero né tanto meno brillante.
Il fatto è che qualsiasi film paragonato a "Melancholia" diventa divertente. Anche "L'armata Potemkin".
Protagonista del film è Mirabelle, una ragazza giovane, bella , intelligente.  Peccato che è depressa. Si, pure lei.
E in più non se la caga nessuno a parte il gatto.
Riceve però delle avances da un tizio ultra cinquantenne (o forse anche ultra sessantenne) che se la vuole solo scopare e da uno spiantato che in assenza di profilattici le chiede se ha un sacchetto di plastica.
Ripeto, un sacchetto di plastica.
Chi scegliere tra i due? Fossi stata in lei avrei scelto il gatto, ma sono punti di vista.

Dicono tutti così

Terzo film "Holy smoke" della Campion, la stessa regista di "Lezioni di piano" , film che avevo apprezzato parecchio in quinta elementare, sia per l'intensa scena di sesso tra Keitel e la Hunter, sia per la storia del dito mozzato. Si, a undici anni dovevo avere dei gravi problemi, ne sono consapevole.
La protagonista, Claire, interpretata da una bellissima e neanche tanto magra Kate Winslet, è un'australiana di Sansouci (Ci fanno la birra lì?) che durante un viaggio in India entra a far parte della setta di un santone. La famiglia si preoccupa e per risolvere il problema chi chiama? Ovviamente Keitel. Che però, a differenza che in Pulp Fiction, qui non ha i nervi molto saldi e i problemi anzichè risolverli li crea.
Claire non è depressa per fortuna. Lei è proprio fuori di cervello. Ma almeno è simpatica, irriverente e fragile come la Clementine di "Se mi lasci ti cancello".



Se qualcuno può consigliarmi qualche film più leggero e divertente che non sia dei fratelli Vanzina gliene sarei infinitamente grata.



giovedì 14 febbraio 2013

Quella maledetta parola che inizia con la lettera A.

Primo San Valentino da single.
Che a me di San Valentino non me ne è mai fregato un cazzo manco quando avevo il moroso, figuriamoci adesso.
Poco dopo essermi lasciata non vedevo l'ora di innamorarmi di nuovo. Inseguivo un'emozione che sentivo limpidamente dentro di me e che mi faceva stare bene.
Adesso, dopo una serie di esperienze e incontri non particolarmente felici, in alcuni casi del tutto inutili, quell'emozione non me la ricordo più.
Davvero, ci penso e ci ripenso, soprattutto la sera prima di andare a dormire. 
Cerco calore e sento il vuoto.

Eppure, durante quelle due/tre settimane in cui ci speravo ancora, c'era questa canzone che per me era l'amore.
Perchè? Boh, non lo so.
Chissà quali strane associazioni incosce ci sono sotto.




Beh. Questa per me è una canzone da ascoltare con gli occhi chiusi.
Per assaporare meglio la musica?
Perchè chiudere gli occhi aiuta a lasciarsi andare?
No, perchè l'unghia oblunga del chitarrista non si può guardare. Fa schifo. Ma che è? Il plettro di scorta?

Adesso vado perchè mi aspetta Pippo, il mio affezionatissimo pupazzo. Ha la faccia un po' da pirla ma è tanto buono e caro. Stasera la passo con lui. Così non devo neanche perdere tempo per farmi la ceretta.

martedì 12 febbraio 2013

Ravennate DOC

Sabato mattina ho rassicurato la Carlotta, le ho detto di stare tranquilla e di non avere paura, le ho fatto capire che anche se il viaggio che la aspettava sarebbe stato lungo, lo avrebbe comunque affrontato insieme a me.
Poi l'ho caricata come un mulo e me ne sono andata a mangiare.

Alle tre arriva mio fratello (mia cognata ha disertato dicendo che forse una figura maschile sarebbe stata più appropriata. "Che ne sai? Magari si buca un'altra gomma, magari esplode davvero il motore, magar muore qualcuno". Io ovviamente mi sono tastata per benino la tetta sinistra e ho accettato di buon grado il cambiamento di programma)
Siamo partiti alle tre e mezza con mia cognata che agitava il fazzoletto in aria e ricordava a mio fratello, che guidava, di andare piano.

Io, che non dormivo da almeno due giorni, mi sono abbiocata a Rho, poco prima di entrare in autostrada.
Ad un certo punto, nel dormiveglia, ho inziato a percepire delle strane vibrazioni. Vibrazioni sempre più frequenti che ad un certo punto si sono dissolte nul nulla.
Nell'aria un vago odore di gremo.
Mi sveglio del tutto e mi vedo sulla Carlotta che schizza come una scheggia impazzita nella terza corsia della tangenziale.

"Va che roba ... hai visto che dopo i 150 non vibra più?"
Mi giro e guardo mio fratello con gli occhi sbarrati: "Dopo i cosa scusami?"
"Dopo i 150"
Reprimo un conato di vomito guardo la lancetta del contachilometri che è puntata esattamente sui 160.
160.
La mia Carlottina che dopo gli 80 prende paura.

Quand'è che voi maschietti capirete che le automobili non sono un cazzo di prolungamento del vostro cazzo di pene (scusate il gioco di parole)?
E anche se lo fossero ma c'è proprio bisogno di andare a duecento all'ora?
Ma quand'è che durante le lezioni di educazione sessuale inizieranno a spiegarvi non solo si indossa un profilattico ma anche e soprattutto come si usa il tronchetto della felicità?
Vabbè siamo arrivati a Ravenna in anticipo di circa tre ore rispetto a quanto avevo previsto.
La Carlotta me la sono giocata, non credo che di riprenderà più.

Sto trascorrendo i miei inutili giorni a distribuire inutilmente curricula e a sistemare le mie cose nella -poco equipaggiata di mobili- stanza che i miei genitori hanno messo gentilmente a disposizione.

Io qui non conosco nessuno,  mi mancano i miei amici, mi sento da sola.
Domenica pomeriggio sono andata a farmi una passeggiata in spiaggia.
All'inizio ho beccato una coppia che limonava duro.

"Ragazzi, posso unirmi a voi?Che ne dite?"
Niente. Non mi hanno sentita. O forse hanno fatto finta di non sentirmi.

Poi ho visto un cagnolone di stazza enorme che mi è corso incontro, non per mangiarmi ma per farmi le feste.
"Ma ciao cagnolone!Vieni qua, fatti accarezzare un po' "
"Zeus, lascia stare la ragazza, vieni qua"
"Ma figurati a me non da assolutamente fastidio anzi..."
"Zeus, ti ho detto di venire qua!"
Va bene, ok, ciao Zeus è stato bello finchè è durato, quando vai a casa a quello stronzo del tuo padrone mangiagli le ciabatte.


Stamattina è stata un po' più movimentata del solito: sono andata in comune a fare il cambio di residenza, adesso sono una ravennate anche io. Wow.

Per il resto leggo e scrivo, faccio sempre un milione di foto che qui allego.
E aspetto tempi migliori.

 
Il bagagliaio della Carlotta
Tramonto in autostrda

Io e Carlotta in autostrada. "Verso l'infinito e oltre"


Tramonto in autostrada 2


E finalmente il mare


sabato 9 febbraio 2013

Un pomeriggio come un altro a Milano

Chiama il notaio mi dicevano. Vedrai che ti spedisce il rogito mi dicevano.
Si certo, come no, sono dovuta andare a prenderlo io a Milano.
Sono stata fortunata però, lo studio notarile si trova proprio vicino alla stazione e io potevo contare sulle mappe del mio smartphone.

Esco dalla stazione, punto il navigatore.
Dove cazzo devo andare  che qui non si capisce? Vado a destra.
Si, si è proprio la direzione giusta.
Porca vacca no, sto sbagliando.
Torno indietro.
Giro a sinistra.
Sbagliato.
Entro in quella viuzza e mentre sto attraversando il semaforo mi accorgo che sto andando nella direzione opposta.
Torno indietro ancora.
La gente mi guarda male.
Provo e riprovo. E porca troia ormai le direzioni le ho seguite tutte.
Ad un certo punto il mio smartphone segna che mi trovo proprio nel bel mezzo della stazione.
Io però intorno a me vedo case.
Cerco il pulsante per l'autodistruzione, la mia autodistruzione. Non trovo manco quello.
Prima di scoppiare a piangere mi viene un'idea formidabile: chiedere aiuto ai passanti.

"Signorina ma guardi che la via che cerca è proprio questa". Il tizio mi indica il cartello con la mano.
"Ah ah ah! Ma pensa un po', grazie mille e buona giornata!"
Mi fingo indifferente ma dentro mi sento moralmente distrutta.
Inizio a cercare il numero civico.
Lo passo.
Torno indietro.
Qualcuno mi avrà già segnalata alle autorità di competenza?
Trovo il nome sul citofono. Suono una volta. Due volte, tre volte. Non mi risponde nessuno.
Chiamo. Batteria del telefono a terra. L'ho sprecata usando il navigatore, giocando a Ruzzle e facendo foto agli alberi. Si, si proprio agli alberi.

"Buonasera sono Lilly, vengo per il rogito..si, si, ma io sono già qua, suono e non mi risponde nessuno".
"E dove sta suonando, mi scusi?"
Dove sto suonando mi chiedi? Guarda, sono qui fuori dalla stazione centrale con la chitarra in mano, vieni a farmi compagnia con i bonghi?
 "Al citofono sto suonando, al citofono."
Il tizio dall'altra parte ride di gusto "Ma guardi che il portone è appoggiato e basta e quando il portone non è chiuso, il citofono mica va ah ah ah!!" Cazzo, che logica adamantina.
Ridi, ridi, stronzo. Ma ricordati che ride bene chi ride ultimo.

Entro nel cortile di questa palazzina che no, non è semplicemente signorile. Questa è il Buckingham Palace in miniatura. Ma ci fanno anche il cambio della guardia qui?
Arrivo al portone, che solamente quello è grande quanto la finestra del mio soggiorno.
Suono. Una volta, due, tre.
Adesso a costo di aprirmi in due il cranio 'sto merda di portone lo sfondo con la testa.
Qualcuno avverte la malvagità insita nei miei pensieri e mi apre.
"Buonasera, Lilly?"
No cretino, sono tua sorella, non mi riconosci?
Entro in qeusto studio enorme, imponente, coi soffitti altissimi. Mezzi busti romani sparsi da tutte le parti.
Chi minchia l'ha arredato? Benito Mussolini?
"Bene, una firma qui..ok, ecco il suo rogito"
Prendo la busta in mano e immediatamente la mia pressione arteriosa si abbassa, la pelle del viso si distende e riguadagno quei sei mesi di vita che ho perso nell'ultimo anno.
Controllo i documenti e c'è tutto, perfino quella maledetta cartina che se non l'avessi trovata lì sarei dovuta andare a recuperarla al catasto del comune di Culonia.
Bene, la vita mi sorride di nuovo.

Ciliegina sulla torta, quella sera mio fratello ha preparato la cassoeula. E quando la carne di maiale convola a nozze con le verze da noi è sempre una grandissima festa.

mercoledì 6 febbraio 2013

Salsiccia

Salsiccia ha appena compiuto un anno. Suo nonno ha iniziato a chiamarlo così per un semplice motivo:è grasso.
Ha appena iniziato a parlare, dice mamma, nonno, nonna, tata. Suo papà non lo chiama papà ma lo chiama per nome perché così lo chiamano tutti.
Non ne vuole sapere di camminare.
Qualcuno dice che è un lazzarone, qualcuno dice che stare in piedi gli fa paura. Per me ha talmentetanto lardo addosso che le cosce e il culo gli pesano troppo.
Ha questa fissa strana per icapelli lui, gli piace ciucciarli.
Da quando la sua mamma ha smesso di allattarlo poi è diventata una mania. Lo prendi in braccio, ti appoggia la manina sull'incavo del collo, con l'altra afferra una ciocca e succhia. Ed è bello stare lì così, io e lui, abbracciati stretti. Sento che per quei pochi minuti siamo in simbiosi perfetta.


Salsiccia, tecnicamente parlando sarebbe il mio pro-nipotino, il figlio della Mimi, la figlia di miasorella.
Lo so, è complicato. La mia è una famiglia complicata.
Mimi ha ventitré anni, cinque in meno di me, nonostante la giovane età però è davvero una delle mamme migliori che io conosca.
Premurosa e attenta. Mai oppressiva né iperprotettiva. Affettuosa, tanto affettuosa.
Ed è successo tutto in fretta. Un giorno siamo fuori a cena insieme a tracannare giù un bicchiere divino dopo l'altro sparando cazzate a raffica. Il giorno dopo, boom,te la trovi lì con la panza. E tu sai che dentro la panza c'è un bambino, cazzarola.


Non ho avuto difficoltà a salutare amici e parenti prima di andare via. Quando i legami sono forti la lontananza non ti spaventa. Con Mimi e Salsiccia però è un pochino diverso.
Quando ci pensavo, un po' mi sentivo gli aghi in gola.


E invece no.


È stata una gran bella serata. Io e Mimi fin da quando eravamo bambine, ci siamo sempre fatte tante grasse risate. E quando le cose andavano male noi ridevamo ancora piùforte.
Eravamo capaci di scherzare. Di prendere, di prenderci in giro. A volte eravamo francamente troppo sboccate, lo ammetto, quasi strafottenti. 
C'era però qualcosa di importante e fondamentale in quello che facevamo ed era il vedere la realtà per quello che era, con ogni sua manchevolezza e difetto. 
Poi tanto ci bastava veramente poco per condirla con l'ironia. 

il nostro "arrivederci" è stata una serata passata, come alsolito,  a sparare cazzate a raffica. Senza vino però. Con Salsiccia che gattonava in giro per casa  e che ogni tanto cercava si sfondare il vetro del soggiorno.
Non mi fa paura lasciarli.
ci vedremo ancora, certo un po' meno di prima.
E poi c'é Skype. 

Spero che a Salsiccia non passi troppo in fretta la mania dei capelli..

martedì 5 febbraio 2013

È comunque una storia d'amore più bella di Twilight

Nei dintorni della palazzina in cui ho vissuto per cinque anni, si aggirava, e si aggira tutt'ora un gatto.
Non so se si tratti di un lui o di una lei, sapete com'è, non gli ho mai guardato i genitali.

Beh LuiOLei c'era sempre, la sua era una presenza molto più fissa e stabile di quella del nostro amministratore condiminiale.
Quando arrivavi sotto il portone d'entrata LuiOLei te lo trovavi appollaiato sulla ringhiera di uno dei balconi o spanciato sul tettuccio delle macchine lì posteggiate. Sguardo perso nel vuoto, immerso in chissà quali pensieri felini.
Quando t'avvicinavi iniziava a fissarti con insistenza. Avete presente i gatti e come ti sanno guardare dall'alto dei loro quaranta centimetri al garrese? Appunto. Mi metteva in soggezione.

Il mio ex lo detestava profondamente e trovava la sua presenza inappropriata e inquietante: "Ma questo deve per forza stare qua? Ma non se ne può andare da un'altra parte? Ma perché non se lo tengono in casa?". Tutte le volte quando lo vedeva iniziava con la solita tiritera.
Anche a me LuiOLei mi stava antipatico ma accettavo la di buon grado la sua presenza. Dopo tutto che ti può fare di male un micio? Ucciderti?
Secondo me i problemi della vita sono ben altri.
Fame, guerra, malattie, Berlusconi che si ricandida sono problemi, non un gatto con lo sguardo assassino.

Quando il mio ex mi ha lasciata dopo mesi e mesi da incubo, una vita intera mi si è dispiegata davanti.
Non avevo un cazzo se non bollette da pagare e un lavoro senza prospettive che avrei perso a breve.
Ero però circondata da tanto affetto e avevo due gambe che mi portavano in giro e occhi per guardare.
In quel periodo ho iniziato a fare foto.
C'era troppa bellezza, troppo significato nel mondo che mi scorreva sotto gli occhi ogni singolo giorno.

E nemmeno LuiOLei poteva sottrarsi ai miei scatti. Iniziava ad incuriosirmi.
Quando l'ho fotografato la prima volta credo di averlo preso alla sprovvista.


La seconda era palesemente infastidito.


La terza volta mi ha vista, s'è girato e se n'è andato.


Alla quarta si è tenuto a debita distanza.


Poi un giorno, durante un insolitamente caldo pomeriggio di fine gennaio, abbiamo rotto il ghiaccio. Non so se ha ceduto per disperazione o se ho iniziato ad incuriosirlo anche io. Si è fatto fotografare come una modella.


Poi l'altro giorno tornando a casa l'ho visto. 
Volevo salutarlo prima della partenza ma siccome non so dire ciao in gattese, ho avvicinato la mano per accarezzarlo. Mi ha strusciato il muso addosso e io mi sono sciolta.



Mi piace pensare che quando tornerò LuiOlei sarà ancora lì dove l'ho lasciato.

P.S. La partenza è stata rinviata. La Carlotta l'ho trovata una mattina con la ruota a terra (e te pareva..) e ho avuto problemi con la mia casa che devo dare in affitto. Piccole inezie, tipo il rogito che non trovo e altre simpatici imprevisti. Ma io ci arriverò mai a Ravenna?