venerdì 24 maggio 2013

Vento di cambiamento

Andrew Wyeth "Christina's World"
Non ho mai visto il film "Il mago di Oz".
Quando andavo all'asilo però avevo l'audiocassetta con la fiaba narrata ed era una delle mie preferite.
Ricordo che mi piaceva così tanto che una mattina decisi di portarla all'asilo e obbligai la suora a farcela ascoltare.
Lei, dopo svariate insistenze acconsentì, se non altro per tenerci buoni una mezz'oretta.
Peccato che io volevo godermi la fiaba in santa pace, mentre gli altri bambini continuavano a fare una gran caciara.
Pensavo proprio che quelli non ci capivano un cazzo e che non erano in grado di riconoscere qualcosa di buono manco se glielo piazzavi sotto il naso. Stupidi ignoranti.
All'asilo mi sono sempre sentita molto sola. E incompresa.
Ero diversa.

In questi giorni mi è capitato sotto mano il libro e mi sono messa a leggerlo, anche perché di quella fiaba non ricordo quasi più nulla. Tutte le mie affezionatissima audiocassette di quando ero bambina sono andate perdute. E penso che mia madre e mia sorella, le artefici del danno, bruceranno tra le fiamme dell'inferno per questo.

Comunque la storia di Dorothy è una storia senza tempo e senza luogo.
Dorothy abita in mezzo al nulla, vive con gli zii, entrambi depressi, che fanno le stesse identiche cose ogni santo giorno.
Non c'è la sacra ritualità della ripetizione.
Dalle prime righe del racconto si sente subito che l'atmosfera è claustrofobica.
La stessa atmosfera claustrofobica che si respirava nel Kansas alla fine dell'ottocento e che si respira ancora oggi in certi angoli un po' tristi dell'hinterland milanese.
Dorothy poteva essere anche di Cinisello Balsamo per quanto mi riguarda. O di Garbagnate Milanese. O di Pioltello.
Forse noi non c'abbiamo tutti quei campi di grano, ma abbiamo centri commerciali e palazzoni e parcheggi.
Cambia poco però. Il Kansas è sempre quello, quando ce l'hai dentro.
Poi arriva il ciclone e Dorothy, con il suo fedele cane Toto, si ritrova catapultata in un'altra realtà.
Una realtà fatta di magia, streghe da sconfiggere, viaggi lunghi e pieni di insidie, creature incomplete che reclamano con forza la necessità di un cambiamento.
Il regno di Oz è il regno del possibile.
E a volte il Kansas bisogna proprio buttarselo dietro le spalle, anche se non si ha nessuna sicurezza per il futuro. Anche se si è nell'Italia del 2013.

Io il mio Kansas l'ho lasciato alle spalle.
Oh, non è che sono andata chissà dove, che la Romagna sarà anche la patria della piadina ma non può mica competere col regno di Oz.
Siamo sempre lì però, non è una questione di spazi fisici, di confini reali. A volte bastano pochi chilometri per staccare e cambiare aria.
Di creature strane e incomplete ce ne sono anche qui: uomini senza coglioni, vicini di casa senza una vita propria, teste di cazzo senza una dignità.
È diverso però perché non ti ci sei nutrita per anni di tutto quel marcio. Ti prendi solo il buono da chi il buono te lo può dare. Perché a differenza di prima hai una consapevolezza completamente diversa di te.

Ad ogni modo, respirare quelle atmosfere mi ha fatto pensare ad un gruppo che ascoltavo anni fa, quando ero ancora una giovincella di belle speranze.
Loro sono dell'Iowa e Dorothy poteva essere quasi la loro vicina di casa.
Anzi, peccato che Dorothy non abbia avuto dei vicini di casa così. Un bel viaggio nel metal pesante forse sarebbe stato anche meglio dell'avventura nel regno di Oz.
Ecco a voi gli Slipknot.





2 commenti:

  1. Attenta alla perfida strega dell'ovest e ricordati di sbattere i tacchi delle tue scarpette rosse :)

    Bellissimo libro... che ricordi...

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  2. Già, tra tutti i personaggi strani che ho incontrato mancano ancora all'appello la strega dell'ovest, il lupo di cappuccetto rosso e brabablu. Poi bisogna vedere se ne esco viva e come.

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