Il freccia rossa ha tutto quello che serve per rendere confortevole un viaggio: spazio in abbondanza, una presa della corrente che quando c'hai lo smartphone che si scarica alla velocità della luce é un po' come una manna dal cielo. Inoltre su un treno del genere hai poi il grande, enorme, inestimabile privilegio di sapere a quanto vai. E quando t'accorgi che sei quasi sui trecento all'ora e ancora non li senti, un altro bel "E sticazzi!" ci sta come il cicchetto di grappa dopo la trippa.
Il freccia rossa c'ha anche il uai fai. Pensate, il uai fai. Che non ho ancora capito come cazzo funziona, se é aggratis o no. Comunque sono quasi sicura che ce l'abbia.
Poi vi devo svelare una chicca. Ma proprio una di quelle chicche che più chicche non si può. Avete mai assistito alla partenza di un mezzo di tale portata? No? Beh sappiate che quando il freccia sfreccia verso l'infinito e oltre, lo sfregamento delle ruote contro le rotaie emette un suono, un fischio che si compone di due note distinte. La prima più bassa, la seconda più alta. Ebbene quelle sono esattamente le prime due note emesse dall'armonica nella canzone "Ho imparato a sognare" dei Negrita. O almeno credo, insomma io di musica non ci capisco una sega e ho anche una percezione abbastanza alterata della realtà.
"Minchia che storia!" Direte voi.
E avete ragione: il freccia rossa ci fa sognare. Anzi, oserei dire che io il freccia rosso me lo sogno proprio, visto che costa un occhio della testa.
Infatti non é il treno che ho preso io. Io l'ho visto arrivare e ripartire con quel fischio magico che sa' di libertà e sere d'estate, di musica e birre. Lui, il freccia rossa, che chissà dove sarebbe approdato alla fine della sua corsa...
Oddio, sul tabellone luminoso c'era scritto che finiva a Napoli, ma per come lo vedevo io poteva anche fare come il Galaxy Express 999 e spiccare il volo verso chissà quale galassia.
Poco dopo é arrivato il mio regionale, che in confronto, arrancava come un vecchietto.
É arrivato, tutto sgangherato, pieno di gente ammassata. E son salita.
Niente Negrita di partenza, una buona camminata di mezz'ora per trovare un posto a sedere e adesso son qua.
Ancora un'altra volta in viaggio.
Vivo ormai con le valigie in mano e d'altra parte era proprio quello che volevo: non stare mai ferma in un posto solo.
Mi spiace se sono sparita, ma ho troppe cose da elaborare. Sto ricominciando per l'ennesima volta da zero in una città nuova, con un lavoro nuovo. A volte la paura mi fotte proprio. A volte no. Non ho ben capito quali saranno i prossimi treni che prenderò. Se regionali o frecce. Se finiranno a Napoli, a Milano o se schizzeranno in aria alla volta di Marte. Io voglio solo essere felice, fare foto e tornare a scrivere.
Mq cone cazzo si fa a smettere di avere paura del futuro?
P.s.: avvertenza, questo post l'ho scritto con lo smartphone, quello che una volta m'ha corretto "tutto" con "rutto", tanto per intenderci. Se doveste trovare errori, abbiate pietà di me.
P.p.s: ringrazio la persona di cui non cito il nome per motivi di privacy per la preziosa consulenza. Onore e gloria a te che sei stato citato nel mio blog. Come ricompensa va bene? :)